Educare alla Tenerezza
Educare alla tenerezza vuol dire soprattutto sostenere gli adulti nella ricerca
di gesti e parole che rendano più ‘giusto’ il modo di comunicare
con un bambino piccolo. Nelle pagine che seguono si segnaleranno libri, si
proporranno pensieri e riflessioni che possono aiutare genitori, educatori
bibliotecari a condurre questa ricerca.
E poiché l’educazione alla tenerezza comincia con quelle parole
dette a fior di labbra mentre si culla un bambino, mentre con lui si respira
e con lui si condividono tempo, sonno e fatica, apriamo queste pagine con due
filastrocche, per ora inedite, scritte da una giovane mamma:
Pulcino, ragnetto, formichina
ti bacerei da sera a mattina.
Vorrei lasciarti piccole impronte
dai tuoi piedini fino alla fronte,
come un tatuaggio ma trasparente
fatto d’amore, fatto di niente.
Un sentierino tutto di vento
che io percorro a mio piacimento
per venire da te, sera e mattina,
guardarti negli occhi, restarti vicina.
Qual è il nostro posto dei baci?
Lo so che lo sai: ora taci.
Lascia che trovi il posto perfetto
dove la sera baciarti di getto.
Con le mie labbra morbide e rosse
percorro il tuo viso, le guance, le fosse:
gli occhi socchiusi, le ciglia tremanti,
i capelli ribelli, la fronte davanti,
le labbra arricciate, il mento rotondo,
le pieghe del collo, le orecchie: il tuo mondo.
Ma poi mi fermo sul naso, tra gli occhi,
là dove non vuoi che nessuno ti tocchi:
una virgola, un ricciolo, un dito di luna
che aspetta il bacio della mamma, o di nessuna.
Raffaella Perinetti, che per lavoro e passione vive tra i libri ed è mamma
del piccolo Luca.
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